Ospite di “Basket Time 2.0”, l’ala-pivot della Germani ha spiegato il segreto del primo posto in solitaria e delle vittorie con punteggi larghi: “La vittoria di Scafati è stata finora la più importante, fanno male le sconfitte con Trento e Bologna anche se hanno meritato loro. A Reggio Emilia ci aspettiamo un palazzetto pieno e caloroso e una squadra competitiva allenata da un coach di valore europeo”
Brescia. Nicola Akele, ala-pivot della Germani, è stato ospite mercoledì sera della trasmissione “Basket Time 2.0” in onda come tutti i mercoledi su Well Tv (canale 176 del digitale terrestre, in streaming su www.welltv.eu), sulle pagine Facebook di Bresciacanestro e di Cristiano Tognoli e sul canale Youtube di Cristiano Tognoli.
Con Varese è stata una partita magistrale della Germani, sei d’accordo?
“Si, praticamente da subito abbiamo messo la nostra impronta in difesa, così abbiamo potuto fare canestri facili e un po’ tutti ci siamo accesi, loro si sono arresi abbastanza subito e ci hanno agevolato la strada, anche se il coach cerca sempre di tenerci in riga”.
Una squadra diversa rispetto all’anno scorso con una focalizzazione sulla partita e l’obiettivo diverso, non giocando le coppe, che portano via tanto a livello mentale e fisico…
“E’ ovvio che giocare l’Eurocup è un piacere, però giocare una partita a settimana ti aiuta a prepararle al meglio, ci stiamo allenando forte ogni settimana con allenamenti duri, quindi arriviamo alla partita pronti fisicamente e tatticamente, non fare le coppe ti aiuta sicuramente, ma bisogna anche sfruttare le occasioni”.
A Scafati, c’era un senso di rivincita in campo?
“Personalmente non volevo pensare alla rivincita però la sconfitta dell’anno scorso non ci ha fatto andare ai playoff quindi avevamo ancora l’amaro in bocca, è stata la partita della maturità, loro volevano vincere ci hanno messo in difficoltà per tutti i 40 minuti ma noi siamo stati bravi a stare lì con la testa, poi abbiamo dato la zampata finale”.
Che differenza vedi con la Germani dell’anno scorso? Possiamo ormai dire che la squadra di quest’anno è più forte?
“Si, non solo per il risultato. E’ il frutto degli allenamenti, il coach ci fa lavorare molto e abbiamo avuto la fortuna di non aver tanti infortuni e abbiamo trovato un alto ritmo da tutti”.
Avete assorbito bene le sconfitte con Trento e Bologna?
“E’ ovvio che ogni partita si va per vincere, la sconfitta con Trento ha fatto più male sicuramente, abbiamo imparato che dobbiamo essere più duri, ci hanno picchiato, abbiamo subito ed hanno meritato di vincere”.
Il PalaLeonessa è tornato ad essere un palazzetto molto caldo, quanto vi dà in più questo tifo?
“Vincere aiuta e quando le cose vanno bene i tifosi ti danno qualcosa in più, ma anche l’anno scorso ci hanno aiutato e si è sentito il loro affetto anche quando le cose non andavano bene. Il tifo bresciano, che non conoscevo, può anche infuocarsi”.
Qual è stata la tua partita giocata meglio quest’anno? O anche di squadra?
“Direi quella di squadra contro Scafati è stata la più importante, forse perché era una partita trabocchetto, siamo stati tranquilli e bravi con la testa a crederci sempre”.
Dei tre nuovi arrivati chi ti ha colpito di più?
“Forse Burnell per l’impatto, la versatilità e l’energia, è un giocatore unico in questa squadra. Bilan e Christon erano già conosciuti”.
Sabato c’è la trasferta di eggio Emilia, affronterete un roster molto competitivo che ha inquadrato la marcia giusta…
“Si, sono una squadra molto competitiva, che sta giocando bene, hanno un allenatore molto bravo, conosciuto anche a livello europeo, sarà una partita difficile e un bel banco di prova. Mi aspetto un palazzetto pieno e caldo”.
Vi dà qualcosa in più sapere che le altre squadre vogliono fermarvi visto che non siete più solo una mina vagante, ma un bersaglio?
“Ti dà quella consapevolezza in più sapere che quello stiamo facendo sta mostrando i risultati”.
Fa dare qualcosa in più anche a voi italiani l’arrivo ogni anno degli stranieri nel nostro campionato?
“Avere gli stranieri alza il livello, mi piace competere con gente non italiana, mi stimola e sprona a migliorare anche le squadre”.
Quest’anno giochi di più, quali sono le tue sensazioni in questo periodo, come ti senti?
“Mi sento bene, assolutamente, facendo solo un campionato nella squadra c’è più competitività, io volevo arrivare pronto fisicamente e mentalmente per giocarmi qualche minuto in più ed ho dimostrato che posso aiutare la squadra. Sono molto contento e fiero di quanto sto dando”.
Se non fossi diventato un giocatore professionista cosa avresti fatto?
“E’ difficile perché gioco a basket da quando ero bambino ed era il mio sogno, forse con l’esperienza che ho fatto negli Stati Uniti diciamo che mi piacerebbe viaggiare, l’influencer… pagato”.
Ti sarebbe piaciuto giocare in NBA?
“Sicuramente, mi sarebbe piaciuto nei Boston Celtics”.