ANDRENACCI, IN POCHI MESI DA FUORI PROGRAMMA A CAPITANO

La paradossale vicenda del portiere biancoazzurro, che Cellino ha cercato di vendere per poi rinnovargli il contratto e dargli la fascia con il Parma pur di tenere degradato Cistana. A chi giova tutto questo?

Brescia. La storia recente biancazzurra è ricca di discese ardite e risalite, tra ritorni, figli prodighi, accantonamenti momentanei, successivi reintegri e addirittura promozioni. Nessuno si sorprende più di tutte queste scelte cervellotiche, difficili da raccontare ma anche da giustificare, se non con il solito ritornello: «MC è fatto così». L’ultima in ordine cronologico, ma siamo certi non l’ultima in assoluto, è la promozione a capitano di Lorenzo Andrenacci. 

Cronistoria di un rapporto difficile. Premessa: il giocatore è un professionista esemplare, un uomo spogliatoio che si è sempre fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa. Un giocatore salvato quando aveva poco più di 20 anni da un componente dello staff medico biancazzurro che gli aveva segnalato un neo di dimensioni preoccupanti rivelatosi poi maligno. Un portiere che ha debuttato in serie A in piena emergenza tra i pali contro la Juventus, vista la contemporanea assenza di Joronen e Alfonso, quest’ultimo messo fuori gioco per una dolorosa botta alla testa dopo dieci minuti di gara. Tuttavia il rapporto con Massimo Cellino è sempre stato piuttosto complicato: già infatti nell’estate 2020, per mancato accordo sul rinnovo di contratto, Andrenacci era finito fuori rosa, tant’è che in quell’estate era stato acquistato per sostituirlo uno dei tanti carneadi dell’era Cellino, ovvero Matic Kotnik. Infortunatosi quest’ultimo, Lorenzo era stato reintegrato, ma a fine stagione ecco il passaggio al Genoa a fare da terzo tra i pali rossoblù. L’avventura in Liguria era durata poco: nella sessione di mercato successiva è tornato infatti in biancoblu, a fare da secondo di Jesse Joronen. Dopo la cessione del portiere finlandese e il contemporaneo arrivo di Luca Lezzerini, sembra poter essere arrivata finalmente la chance per il nativo di Fermo, che gioca in Coppa Italia contro il Pisa; poi Lezzerini si riprende dall’infortunio e diventa il titolare, nonostante molte incertezze palesatesi lungo tutta la prima parte di stagione. Poi, nel gennaio scorso, la svolta: Andrenacci diventa finalmente il primo portiere. Fa il suo nella rincorsa del Brescia – con anche una prestazione monstre tra i pali a Reggio Calabria nella vittoria per 2-1 siglata da Mangraviti e Pablo Rodriguez – ma fallisce i playout. In estate Cellino cerca di venderlo, si parla di un possibile passaggio all’Avellino, ma MC rifiuta di cedere il giocatore alla squadra del suo ex direttore sportivo Giorgio Perinetti. Andrenacci non gioca quasi mai nelle amichevoli estive, quando l’alternanza tra i pali è una consuetudine, causa “decreto” presidenziale che stabilisce che Luca Lezzerini deve tornare tra i pali. Poi, improvvisa, la svolta: il 7 dicembre scorso, l’annuncio del rinnovo di contratto fino al 2026, a cui segue l’infortunio che mette fuori gioco uno sfortunato Lezzerini. Infine la nomina a capitano della squadra, in vece di Dimitri Bisoli squalificato e Andrea Cistana degradato dallo stesso Cellino per le note vicende sul rinnovo di contratto. 

Una scelta inaspettata. Alzi la mano chi si sarebbe aspettato di vedere Lorenzo Andrenacci vestire la fascia di capitano nella sfida persa contro il Parma. Una decisione strana, che premia certamente il professionista, ma lascia sorpresi. Non solo per quanto raccontato sopra, ma anche per questioni di campo: in una partita nervosa come quella di questo Santo Stefano, sarebbe servito come il pane qualcuno pronto a farsi sentire con il direttore di gara e i propri compagni. Giocoforza questo ruolo non si confà ad un portiere, pena lasciare costantemente la propria porta sguarnita. Rolando Maran ha avuto parole di stima (“Andrenacci ha fatto una prova da portiere vero. Era così anche prima che sapesse che avrebbe giocato. Ha una dedizione per il lavoro unica”) per il ragazzo nel dopogara della vittoriosa trasferta di Catanzaro, ed è probabile che la fascia da capitano sia un riconoscimento per la sua abnegazione. Ma ormai lo sappiamo, ogni mossa di casa Brescia deve avere l’avallo presidenziale. E questo è arrivato. Siamo stupiti che un giocatore nell’era Cellino possa passare dall’essere a un passo dalla cessione a diventare capitano? No. Ne siamo sorpresi? Sì. Questo dovete concedercelo.