GERMANI, IL PRIMO BRINDISI DELL’ANNO VA DI TRAVERSO
07/01/2024
Cristiano Tognoli
Brescia chiude l’andata perdendo in casa del fanalino di coda Happy Casa, un match dove sono mancati solidità mentale e fisica. Le sconfitte di Venezia e Bologna la lasciano al secondo posto: a metà febbraio, nelle Final Eight di Coppa Italia, affronterà la Gevi Napoli
Brindisi. La superbia scende a cavallo, ma torna sempre a piedi. In questo antichissimo proverbio, ancora attuale, c’è il condensato della clamorosa sconfitta della Germani a Brindisi per 88-79. Si, clamorosa perchè quando la prima in classifica (seppure a pari punti) perde con l’ultima, non si può che utilizzare questo aggettivo. E, al di là delle dichiarazioni di facciata, con Magro che giustamente protegge i suoi, fatichiamo a non vedere un eccesso di sicurezza, trasformatosi presto in uno sconfinamento nella superbia, nel ko di Della Valle e compagni al PalaPentassuglia. I biancoblù sono passati in otto giorni dall’esaltante vittoria su Milano a questa scivolata sulla più classica delle bucce di banana. Così l’avevamo definita alla viglia su queste colonne e così è stata.
Il mondo sottosopra. Poi possiamo discutere fino a domani sul fatto che una squadra con realizzatori monstre come Sneed (28 punti in 30 minuti) e Bartley (17, dopo soli tre allenamenti con i nuovi compagni) e ci aggiungiamo anche Laszewski, un rookie che non ci aspettavamo a questi livelli, seppure uscito da un’ottima università come NotreDame, non sia da ultimo posto. E che se avevano già battuto Bologna hanno dei valori, magari ancora un po’ nascosti, ma li hanno e nel girone di ritorno emergeranno probabilmente anche di più. Probabilmente ha ragione Sakota quando chiosa parlando di un campionato estremamente equilibrato dove sbagliamo a stupirci di certi risultati. Il girone di andata si è chiuso con le prime tre delle classifica tutte sconfitte. Se fa rumore la Germani che perde in casa di Brindisi, non da meno lo sono le sconfitte di Venezia al Taliercio con Napoli e della Virtus Bologna, vice capolista d’Eurolega, a Reggio Emilia dove Brescia era passata con personalità appena prima di Natale.
Occasione sprecata. Magro deve così lasciare sul tavolo il titolo di campione d’inverno, virtuale fin che si vuole, ma che sarebbe rimasto nella storia così come lo sarebbe stato il dodicesimo successo, che avrebbe voluto dire record assoluto societario per il girone di andata. Tirando le somme, però, il cammino ascendente resta favoloso. Alzi la mano chi non avrebbe firmato con il sangue, dopo aver visto Brescia iniziare con una vittoria soffertissima in casa con Pesaro, successiva alla batosta in finale di Supercoppa con Bologna, per un 11-4 alla fine dell’andata. Adesso arriva il bello. Come nel 2017-18, comincia il girone di ritorno con un secondo posto da difendere. Allora la Germani di Diana (e Magro vice) chiuse terza alla trentesima giornata e poi arrivò fino alla semifinale scudetto dove fece penare e non poco Milano. Non sarebbe male ripetere quel cammino. Magari passando ancora all’incasso a Torino dove a metà febbraio la Final Eight di Coppa Italia per Brescia comincerà con quella Gevi Napoli, battuta al PalaLeonessa 80-71 alla terza giornata e con la quale bisognerà giocare in campionato anche il 3 febbraio, al PalaBarbuto, per via del calendario asimmetrico.
Il match. A Brindisi la Germani non ha sbagliato l’approccio: 9-17 a metà primo quarto, sfruttando anche lo sciopero dei tifosi di casa almeno per quel breve lasso di tempo. A Brindisi la Germani ha sbagliato se ha pensato che le sarebbe bastato usare il talento per battere Cenerentola. Il talento non basta se non è controllato e controbilanciato da una difesa sfacciata, volitiva, ossessiva, come lo è stata spesso in questo match quella di Brindisi. Dopo 20’ c’era un dato che doveva far suonare l’allarme: le 7 palle perse da Brescia, che con Milano ne aveva lasciate sul parquet solo 6 in tutti i 40’. All’intervallo lungo, nel rettangolo del PalaPentassuglia, Brescia era solo a -1 (41-40), c’era quindi tutto il tempo, e di certo non mancavano i modi, per cambiare faccia e atteggiamento. E invece il match dei Magro boys è proseguito su un filone monocorde. Non c’è mai stato il cambio passo, l’accelerata, ciò che invece Brindisi ha avuto a inizio ultimo quarto per poi rintuzzare definitivamente i tentativi di rientro dei biancoblù: sanguinosa la palla persa da Petrucelli a 5’ e 40” dalla fine sotto di 5 (75-70), ma anche la penetrazione senza realizzazione di Massinburg sul 78-74 quando ancora c’erano 2’ e mezzo sul cronometro.
Nel secondo tempo, Brescia ha perso lo stesso numero di palloni del primo, per un totale di 14. Troppi, anche se di fronte hai il fanalino di coda. Per il resto a rimbalzo è stato un dominio di Bilan e dei suoi fratelli del pitturato (+10), fa specie che Brindisi abbia vinto senza arpionare una carambola in attacco. Il basket a volte è proprio strano: la Germani ha mandato comunque cinque uomini in doppia cifra (20 punti per Bilan con 9/14), ma quando a -7’ e 40” abbiamo visto che sul tabellone dell’HappyCasa c’erano già 75 punti segnati, ovvero la media di quelli che Brescia incassa dopo 40’, abbiamo iniziato a capire che la cosa si stava mettendo irrimediabilmente male. Perdere è sempre brutto, perdere due punti nella serata in cui le altre big si fermano (anche andare a +4 su Bologna non era affatto una brutta idea) è ancora più brutto. Ma se è vero che dietro ad ogni sconfitta c’è un insegnamento, domenica prossima avremo la controprova di quanto ha imparato la Germani in questa giornataccia brindisina: al PalaLeonessa arriva Treviso penultimo in classifica. Una perserveranza nel galoppare sul dorso del cavallo della presunzione non potrà essere giustificabile.
GERMANI, IL PRIMO BRINDISI DELL’ANNO VA DI TRAVERSO
Brescia chiude l’andata perdendo in casa del fanalino di coda Happy Casa, un match dove sono mancati solidità mentale e fisica. Le sconfitte di Venezia e Bologna la lasciano al secondo posto: a metà febbraio, nelle Final Eight di Coppa Italia, affronterà la Gevi Napoli
Brindisi. La superbia scende a cavallo, ma torna sempre a piedi. In questo antichissimo proverbio, ancora attuale, c’è il condensato della clamorosa sconfitta della Germani a Brindisi per 88-79. Si, clamorosa perchè quando la prima in classifica (seppure a pari punti) perde con l’ultima, non si può che utilizzare questo aggettivo. E, al di là delle dichiarazioni di facciata, con Magro che giustamente protegge i suoi, fatichiamo a non vedere un eccesso di sicurezza, trasformatosi presto in uno sconfinamento nella superbia, nel ko di Della Valle e compagni al PalaPentassuglia. I biancoblù sono passati in otto giorni dall’esaltante vittoria su Milano a questa scivolata sulla più classica delle bucce di banana. Così l’avevamo definita alla viglia su queste colonne e così è stata.
Il mondo sottosopra. Poi possiamo discutere fino a domani sul fatto che una squadra con realizzatori monstre come Sneed (28 punti in 30 minuti) e Bartley (17, dopo soli tre allenamenti con i nuovi compagni) e ci aggiungiamo anche Laszewski, un rookie che non ci aspettavamo a questi livelli, seppure uscito da un’ottima università come NotreDame, non sia da ultimo posto. E che se avevano già battuto Bologna hanno dei valori, magari ancora un po’ nascosti, ma li hanno e nel girone di ritorno emergeranno probabilmente anche di più. Probabilmente ha ragione Sakota quando chiosa parlando di un campionato estremamente equilibrato dove sbagliamo a stupirci di certi risultati. Il girone di andata si è chiuso con le prime tre delle classifica tutte sconfitte. Se fa rumore la Germani che perde in casa di Brindisi, non da meno lo sono le sconfitte di Venezia al Taliercio con Napoli e della Virtus Bologna, vice capolista d’Eurolega, a Reggio Emilia dove Brescia era passata con personalità appena prima di Natale.
Occasione sprecata. Magro deve così lasciare sul tavolo il titolo di campione d’inverno, virtuale fin che si vuole, ma che sarebbe rimasto nella storia così come lo sarebbe stato il dodicesimo successo, che avrebbe voluto dire record assoluto societario per il girone di andata. Tirando le somme, però, il cammino ascendente resta favoloso. Alzi la mano chi non avrebbe firmato con il sangue, dopo aver visto Brescia iniziare con una vittoria soffertissima in casa con Pesaro, successiva alla batosta in finale di Supercoppa con Bologna, per un 11-4 alla fine dell’andata. Adesso arriva il bello. Come nel 2017-18, comincia il girone di ritorno con un secondo posto da difendere. Allora la Germani di Diana (e Magro vice) chiuse terza alla trentesima giornata e poi arrivò fino alla semifinale scudetto dove fece penare e non poco Milano. Non sarebbe male ripetere quel cammino. Magari passando ancora all’incasso a Torino dove a metà febbraio la Final Eight di Coppa Italia per Brescia comincerà con quella Gevi Napoli, battuta al PalaLeonessa 80-71 alla terza giornata e con la quale bisognerà giocare in campionato anche il 3 febbraio, al PalaBarbuto, per via del calendario asimmetrico.
Il match. A Brindisi la Germani non ha sbagliato l’approccio: 9-17 a metà primo quarto, sfruttando anche lo sciopero dei tifosi di casa almeno per quel breve lasso di tempo. A Brindisi la Germani ha sbagliato se ha pensato che le sarebbe bastato usare il talento per battere Cenerentola. Il talento non basta se non è controllato e controbilanciato da una difesa sfacciata, volitiva, ossessiva, come lo è stata spesso in questo match quella di Brindisi. Dopo 20’ c’era un dato che doveva far suonare l’allarme: le 7 palle perse da Brescia, che con Milano ne aveva lasciate sul parquet solo 6 in tutti i 40’. All’intervallo lungo, nel rettangolo del PalaPentassuglia, Brescia era solo a -1 (41-40), c’era quindi tutto il tempo, e di certo non mancavano i modi, per cambiare faccia e atteggiamento. E invece il match dei Magro boys è proseguito su un filone monocorde. Non c’è mai stato il cambio passo, l’accelerata, ciò che invece Brindisi ha avuto a inizio ultimo quarto per poi rintuzzare definitivamente i tentativi di rientro dei biancoblù: sanguinosa la palla persa da Petrucelli a 5’ e 40” dalla fine sotto di 5 (75-70), ma anche la penetrazione senza realizzazione di Massinburg sul 78-74 quando ancora c’erano 2’ e mezzo sul cronometro.
Nel secondo tempo, Brescia ha perso lo stesso numero di palloni del primo, per un totale di 14. Troppi, anche se di fronte hai il fanalino di coda. Per il resto a rimbalzo è stato un dominio di Bilan e dei suoi fratelli del pitturato (+10), fa specie che Brindisi abbia vinto senza arpionare una carambola in attacco. Il basket a volte è proprio strano: la Germani ha mandato comunque cinque uomini in doppia cifra (20 punti per Bilan con 9/14), ma quando a -7’ e 40” abbiamo visto che sul tabellone dell’HappyCasa c’erano già 75 punti segnati, ovvero la media di quelli che Brescia incassa dopo 40’, abbiamo iniziato a capire che la cosa si stava mettendo irrimediabilmente male. Perdere è sempre brutto, perdere due punti nella serata in cui le altre big si fermano (anche andare a +4 su Bologna non era affatto una brutta idea) è ancora più brutto. Ma se è vero che dietro ad ogni sconfitta c’è un insegnamento, domenica prossima avremo la controprova di quanto ha imparato la Germani in questa giornataccia brindisina: al PalaLeonessa arriva Treviso penultimo in classifica. Una perserveranza nel galoppare sul dorso del cavallo della presunzione non potrà essere giustificabile.