Brescia. Anche se lui, dall’alto di un’egoreferenzialità senza precedenti, pensa il contrario, Massimo Cellino a Brescia non ha più tutta la vita davanti. In sei anni e mezzo di presidenza è andato via via perdendo quell’enorme credito di credibilità con cui era arrivato nella piazza biancoazzurra, accolto più dall’entusiasmo che dallo scetticismo. Quando tempo fa disse di sentirsi “un’ospite indesiderato” fingeva di non ricordare come stampa e tifoseria gli aprirono le porte del cuore. E l’autore di questo articolo non si toglie certo dal mazzo di carte, sarebbe troppo facile e disonesto…
Il bresciano però ha una caratteristica fondamentale: se tradisci la sua fiducia poi non te la ridà indietro. Si, siamo gente che (se serve) si alza spesso il mattino alle 5 e va a dormire la sera alle 10, come ci fece notare il soggetto in questione, e non se ne vergogna. Anzi. E’ giustamente fiera di dedicare la propria vita al lavoro e alla produzione. Non siamo abituati a vivere e lavorare di notte, alzandoci e facendo iniziare la giornata quando normalmente ci si mette a tavola per il pranzo; si parla per grandi linee, è ovvio, poi ci sono anche le eccezioni.
Dopo aver dovuto prendere atto che di provare a vendere il Brescia, MC non ne ha la minima intenzione, la Brescia malata di calcio biancoazzurro aspetta le nuove mosse di questo contraddittorio personaggio, che inizia il 2024 con un’agenda ricca di appuntamenti, impegni e scadenze.
In testa a tutto dovrebbe esserci il mercato di gennaio, già apertosi. Usiamo il condizionale perchè nessuno sa se e quanto ha intenzione di rinforzare una squadra che con due o tre giuste mosse di mercato potrebbe serenamente puntare ai play off distanti solo tre punti alla fine del girone d’andata. Due o tre mosse, non di più. Il primo rebus da risolvere è quello di Cistana. Ci esponiamo: è meglio per tutti se si trova un’altra squadra, giusto per citare le parole di Pioli su Krunic. Si, ci sono momenti in cui non resta che dirsi addio. E lo diciamo con enorme rispetto per il giocatore e l’uomo, convinti che non abbia debiti di riconoscenza. Il rinnovo di contratto non ci sarà mai. I motivi? Per ora si naviga a vista sui “pissi, pissi, bao, bao”. C’è chi pensa di avere la verità a portata di mano perchè amico dell’amico e quindi ecco dividersi in Guelfi e Ghibellini tra “quelli che Cistana è un ingrato perchè non rinnovando costringe il Brescia, che l’ha cresciuto (ma non è stato il Brescia di Cellino a farlo entrare nel settore giovanile, ndr) a svenderlo se non addirittura a regalarlo” e “quelli che Cistana a 26 anni, dopo tutto quello che ha dato alla squadra della sua città, avrà pur diritto a puntare più in alto e comunque se non vuole rinnovare ci saranno dei buoni motivi”.
Cellino non vuole più riconoscergli i 400.000 euro netti di questa stagione, gli ha proposto un allungamento, ma a cifre più basse. Strategia bizzarra: prima gli fai un contratto fuori mercato per la serie B poi, quando rischi di perderlo, lo costringi a rimanere con te solo se si abbassa l’ingaggio. Magari era il caso, a suo tempo, di non raddoppiarglielo, arrivando invece a un ulteriore rinnovo tramite step graduali. Forte nello straordinario, debole nell’ordinario: anche questo è Massimo Cellino.
Che adesso si è messo in testa di acquistare il Rigamonti trovando terreno fertile in una governance amministrativa, che a Palazzo Loggia nel dopo Del Bono non sta dimostrando di avere particolarmente a cuore il Brescia calcio. La sindaca Castelletti ha accettato che venisse fatta una perizia sul Rigamonti. Senza comunicarlo apertamente alla città. E se Bresciaingol.com prima, e lo stesso Del Bono poi con un post su Facebook, non avessero dato dignità alla notizia, come il bambino nella favola de “il re è nudo”, sarebbe ancora una vicenda privata tra il capo di gabinetto comunale Brambilla, Cellino i suoi sodali (il dg Micheli in primis).
In questo 2024, che ha appena alzato il velo, scopriremo presto se Cellino sta semplicemente flirtando per l’acquisto dell’impianto di Mompiano oppure se ha messo in cantiere un nuovo business dopo quelli di Tonali e Torregrossa (25 + 8 milioni di euro), dei diritti televisivi nell’anno di serie A (oltre 30 milioni di euro) e del paracadute per la retrocessione (un’altra decina di milioni). L’imprenditore di calcio sa indubbiamente il fatto suo, l’intenditore di calcio si è invece ormai perso nei meandri del passato, attorcigliato nei sogni di rock and roll che a Cagliari sapeva concretizzare, ma che a Leeds e Brescia sono evaporati dopo dichiarazioni fini a se stesse.
Se il Comune ha fatto periziare il Rigamonti (il valore si aggirerà sui 6-7 milioni, non di più) è perchè ha intenzione di venderlo. Se fate valutare casa vostra, pagando quindi chi di questa perizia è incaricato, significa che volete disfarvene. Nel caso di un impianto pubblico bisogna passare da un bando, ma con le condizioni che verranno inserite nello stesso, può esserci un solo interlocutore interessato ovvero Massimo Cellino. Nella sua testa c’è già un nuovo “Rigamonti smart”, probabilmente in tubolari stile Unipol Domus, l’attuale stadio del Cagliari, costruito sulla falsariga di quello che lui stesso aveva provato a fare con Is Arenas (costato 5 milioni di euro), andando poi incontro a vicende giudiziarie tristemente note. Era il 2013, undici anni dopo MC vuole riuscire a fare a Brescia, la terra dove si sente “ospite indesiderato”, quello che a Cagliari, la sua terra, non gli riuscì.
A Palazzo Loggia c’è chi è convinto che prendendosi in carico il rifacimento dello stadio, Cellino farebbe diventare il Brescia ancora più appetibile agli occhi di investitori esteri. Come se a quest’ultimi non possa interessare il business Rigamonti, pronti a dire persino grazie al sardo, che così farebbe lievitare e di parecchio il prezzo del club biancoazzurro già ora fissato su un irreale e ingiustificabile 25 milioni di euro. Fatto il Centro Sportivo di Torbole, Cellino vuole ora anche concludere l’operazione Rigamonti. A quel punto la società di via Solferino quanto verrebbe valutata? Non meno di 50 milioni. Se conoscete l’uomo o il fondo disposti a fare un investimento del genere per acquistare una squadra che vivacchia in serie B, senza poterci nemmeno inzuppare il biscotto della redditività di un impianto di proprietà, ditecelo. Noi all’orizzonte non vediamo questa ipotesi. L’unica che ci sovviene, nel caso in cui Cellino diventasse proprietario del Rigamonti, è un lungo regno in terra bresciana del Re Sole venuto dall’isola. Un imperatore che dopo sei anni e mezzo di gestioni tutt’altro che empatiche è diventato un Re Solo.